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Visualizzazione dei post da marzo, 2010

Il parco naturale regionale di Marturanum

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Tra i tanti parchi di cui la Tuscia è ricca,Marturanum è probabilmente quello più affascinante dal punto di vista archeologico.Il villaggio etrusco sorgeva su di un pianoro alla confluenza del fosso di San Giuliano e del fiume Biedano,risale al VIII secolo a.c. ed era principalmente un centro agricolo. Fu abitato fino al periodo medievale,di cui rimangono le imponenti mura ed una piccola chiesa,per poi essere abbandonato per il vicino abitato di Barbarano,il cui nome pare derivi dai "Barbari"di re Desiderio che per un certo tempo abitarono in questo luogo.La particolarità di questo sito è dettata da due semplici caratteristiche:l'ambiente naturale "genuino" e le numerose tombe etrusche di una bellezza "inalterata".Il bosco formato per lo più da lecci e noccioli selvatici ospita vari tipi di uccelli e di animali tipici di questi boschi; cinghiali,istrici,gatti selvatici,volpi,lupi dell'appennino..il sottobosco è ricchissimo di fiori selvatici come

Valentano

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Antico abitato etrusco,probabilmente l'antica Verentum,abitato fin dalla preistoria e di cui sono rimasti gli interessanti villaggi palafitticoli del vicino lago di Mezzano risalenti all'età del bronzo.Anche i Romani descrivevano il luogo interessante da un punto di vista scientifico:Seneca e Plinio il vecchio ne parlarono nei loro trattati. Dopo il periodo romano Valentano fu per lungo tempo territorio della famiglia Farnese di cui tutt'oggi rimangono numerose testimonianze conservate in particolare nel museo dell'omonima rocca.L'impianto urbanistico è tipicamente medievale:le piccole case sono raccolte intorno al castello mentre l'intero centro poggia su di un pianoro affacciato sul lago di Bolsena,antico bacino formatosi dal collasso calderico di un vulcano appartenente alla catena dei Monti Volsini.Dalle alture del paese si può ammirare l'intera sagoma del lago di Bolsena:dalla penisola di Capodimonte alle due isole,la Bisentina appartenente al principe

La pizza di Pasqua della Tuscia

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Durante il periodo pasquale nella Tuscia si mangia la cosiddetta "pizza" , un dolce tipico che non ha propriamente la forma piatta ma somiglia piuttosto ad un panettone.La preparazione è lunga e laboriosa:durante la lievitazione notturna si fa a turno per svegliarsi ed andare a girare l'impasto,una gran fatica ma ne vale la pena!! La ricetta che vi propongo è tratta dal sito "il mondo del gusto": Ingredienti: 4 uova 400 gr. di farina 200 gr. di zucchero 25 gr. di lievito di birra 100 gr. d’olio extravergine Dop Tuscia (o in alternativa strutto o burro) 100 gr. di latte 1 pizzico di vaniglia 1 pizzico di cannella o anice buccia grattugiata di limoni e/o arance e, se si vuole, qualche goccia di liquore dolce (a piacere) Preparazione: Sciogliete il lievito di birra in acqua tiepida e aggiungete, poco a poco, la farina fino a formare una palla molto morbida, tipo pastella, che va messa a lievitare per alcune ore (circa 12). A lievitazione av

Pasqua nella Tuscia

Tra pochi giorni è Pasqua ed in questa occasione desidero pubblicare un'antica filastrocca tratta dal sito "terre di maremma".Ancora oggi è possibile udire versi e detti di un tempo lontano:le nonne le tramandano ai nipotini che a loro volta si divertono a ripeterle ai compagni,anche se ormai sono viste come un gioco alquanto strano...Durante un viaggio attraverso l'Italia il giornalista e scrittore Guido Piovene descrisse la Tuscia come un territorio a sè,tra Roma e la Toscana...Quest'isolamento che anni fa poteva essere visto come un fattore nocivo,oggi stranamente rappresenta la sua forza,cioè quella di essere un isola felice nel mare della globalizzazione.. La Passione - Dove vai, madre Maria, sola sola per questa via? - Vo cercando il mio Figliolo, son tre dì che non lo trovo. - Lo troverai da piedi al monte

La Barabbata

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La Barabbata o festa delle Passate è una tradizione che si ripete il 14 maggio a Marta,un piccolo borgo di pescatori affacciato sul lago di Bolsena.Le sue origini sono antichissime,tutt'ora è materia di studio per gli antropologi,ma si possono rintracciare alcuni elementi che risalgono agli antichi riti propiziatori della fecondità della terra e del ciclo delle stagioni della tradizione etrusca. Si tratta di un corteo composto dai rappresentanti dei mestieri,in ordine gerarchico compaiono: i Casenghi,coloro che vanno a cavallo e che sorvegliano i lavori nei campi.. i Bifolchi,coloro che lavorano i campi e i Portaspese,coloro che portano i semi.. i Pastori con le greggi.. i Villani che lavorano nelle grandi proprietà terriere e che sono divisi in Sementerelli,Vanghe,Mietitori e Falciatori e per ultimi i Pescatori,ammessi al corteo solo dal 1608.. La processione di carri procede dal centro storico del paese fino alla Chiesa della Madonna del Monte dove viene celebrata la messa e al

La festa dei Pugnaloni di Acquapendente

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E' una tradizione che risale al 1166 e che pare sia scaturita da un episodio realmente accaduto:gli Aquesiani stanchi delle malefatte del luogotenente di Federico Barbarossa si ribellanorono e distrussero il castello,di cui rimane solo la torre tutt'ora visibile.La spinta coraggiosa alla sommossa ed alla conquista della libertà scaturì da un evento legendario secondo cui alcuni contadini al lavoro nei campi videro un ciliegio secco fiorire,un chiaro segno che la Madonna era dalla parte del popolo oppresso..Dopo la cacciata del tiranno i cittadini di Acquapendente fecero un voto,o meglio come lo storico Paolo Biondi descrive nelle"Croniche di Acquapendente" :"la comunità fece ordine in perpetuo di fare una solenne festa a mezzo Magio,nel tempo che successe quel miraculo,con processione,per memoria della gratia riceuta d'essersi liberata dal tirando..."Da quel giorno la tradizione è continuata e si è evoluta:da semplici pungoli ornati con rami di ginestra

Le frittelle di San Giuseppe

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Il 19 marzo è San Giuseppe,vi proponiamo una gustosa ricetta viterbese tratta dal libro "Guida enogastronomica della Tuscia -A tavola con gli Etruschi" Ingredienti : riso 250 gr,latte 750 gr,farina 100-200 gr,3 uova,sale,2 chiucchiai di rum,150 gr di zucchero semolato,1 bustina di vanillina,150 g di uvetta,1 bustina di cannella,buccia di limone o arancia,lievito . Preparazione Fate cuocere il riso nel latte allungato con un poco di acqua e sale, scolare e lasciarlo raffreddare. In una terrina lavorare tre rossi d'uovo con lo zucchero sciolto nel latte, insieme con la farina quanto basta, aggiungere l'uvetta lavata e tenuta a bagno nel vino, la cannella, la vaniglia, la buccia grattugiata di un limone o di un arancio, rum, una bustina di lievito per dolci e due chiare d'uovo montate a neve. Incorporarvi il riso, aggiustare il sapore, con l'eventuale aggiunta di altro zucchero e la consistenza dell'impasto, che deve essere simile ad una pastella piu

Il sentiero dei briganti

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Il brigantaggio è un fenomeno che ha coinvolto tutta l'Europa,se non il mondo,per diversi secoli.Era il prodotto di un'esistenza precaria e difficile,talvolta disumana,che si esplicava attraverso la violenza e la prevaricazione sul più debole.Anche la Tuscia come tanti altri territori conobbe questo fenomeno che si sviluppò assumendo uno stampo mafioso tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento,quando lo Stato riuscì a debbellarne la piaga.L'autore di una efficiente rete di brigantaggio nel territorio tra la maremma viterbese e quella toscana fu Domenico Tiburzi, o meglio "Domenichino".Sono state scritte molte cose su questo personaggio e molte leggende narrano che fosse dotato di un'intelligenza superiore alla media,che avesse un cervello molto più grande del normale o che fosse un sanguinario spietato e crudele o,al contrario, una specie di Robin Hood.Al di là delle teorie resta solo il fatto che a quei tempi la maremma non era il posto spl

San Pellegrino in fiore

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Anche quest'anno si svolgerà la tanto attesa manifestazione San Pellegrino in fiore .Le date non ancora annunciate,saranno molto probabilmente 29 e 30 aprile e 1 e 2 maggio 2010.Ormai si svolge da alcuni anni questa manifestazione floro-vivaistica la cui originalità e il cui splendore sono da attribuire alla particolare location in cui si svolge:il quartiere medievale più antico della città di Viterbo.I tanti colori che si dipanano attraverso vie,piazze e vicoli sembrano rinvigorire l'aspetto austero delle case e dei palazzi costruiti con il peperino,la grigia pietra di origine vulcanica,mentre la folla che scorre per vedere questa o quella pianta dalle forme stanissime,dà all'intero quartiere la sensazione di trovarsi nel bel mezzo di una fiera come quelle che si svolgevano nel Medioevo.D'altra parte il profumo delle antiche ricette che si sprigiona dalle numerose trattorie contribuisce a rendere l'atmosfera ancora più misteriosa.... Insomma,questa menifestazione

I tozzetti con le nocciole dei monti Cimini

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La nocciola dei monti Cimini detta anche "tonda gentile Romana"deve il suo nome alla forma quasi sferica,al profumo che emana e al luogo di produzione.Il territorio di origine vulcanica,l'alta piovosità e gli inverni poco rigidi hanno caratterizzato l'ambiente ideale per la produzione di questo frutto dop,largamente usato in pasticceria per il singolare gusto e le proprietà organolettiche.Già i Romani conoscevano e ne apprezzavano il frutto:i rami di nocciolo venivano bruciatti sul colle della vicina Carbognano in onore al dio Giano e comunque la nocciola veniva servita durante i banchetti.Numerosi sono gli usi in cucina dai dolci all'accostamento con la carne,di coniglio in particolare.Qui di seguito vi proponiamo una ricetta tipica viterbese tratta dal sito "ricette per cucinare": Ingredienti 1 kg di farina, 200 gr di olio, 6 uova, 600 gr di zucchero, 600 gr di nocciole sbucciate, una bustina di lievito, una buccia di un limone (facoltativo un bicch

L'etrusca Sovana

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L'antica città di Sovana,l'etrusca Suana,risale al VII-I secolo a.c. ed era un piccolo centro agricolo bagnato dai torrenti Folonia e Polesine,collegata a Statonia,l'attuale Saturnia e a Chiusi.Era uno dei tanti centri minori che gravitavano all'ombra delle potenti città etrusche e che combattè insieme ai centri della valle del fiume Fiora contro i Romani,finchè Caio Tiberio riuscì nel 278 a.c. a sconfiggere le potenti Vulci e Volsinii.Dopo la sconfitta divenne Municipium romano e successivamente proprietà della famiglia Aldobrandeschi e poi Orsini.Le chiese ed i palazzi ne testimoniano il passato di centro prevalentemente agricolo raccolto intorno al castello con viuzze strette e buie tipiche dell'età medievale.Mentre la storia etrusca ha lasciato in eredità una serie di tombe rupestri dalla forma a semidado,come quelle che si trovano a Norchia,o a forma cubica scavate a metà nel tufo,mentre la camera funeraria preceduta da un dromos si trova ad un livello inferi

Il coregone del lago di Bolsena

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Viproponiamo una ricetta tipica della Tuscia o meglio del lago di Bolsena. Tratta dal libro "Guida enogastronomica della Tuscia" Il coregone detto anche lavarello è un pesce appartenente alla famiglia dei Salmonidi e come questi ha un gusto delicato e delizioso.Originario dei laghi del nord Italia fu immesso anche nel lago di Bolsena verso la fine del 1800 dove trovò un habitat ideale tanto da rappresentare,oggigiorno,una delle specie ittiche più diffuse. Ingredienti per 4 persone: 4 Coregoni del lago di Bolsena del peso di 500 g. circa cada uno Aglio Salvia Aceto di vino bianco Olio extravergine d’oliva Fiori di finocchio selvatico seccati sale pepe Preparazione: Procurarsi quattro coregoni, pulirli portando via le scaglie, poi sventrarli gettando via le interiora, lavarli delicatamente dopo aver eliminato la testa, cercando se possibile di togliere la spina centrale, e disporli in una teglia da forno, immersi nell’aceto di vino bianco, insieme con due o tr

Le origini etrusche della Tuscia

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La Tuscia è conosciuta per la bellezza della natura,per la bontà dei suoi prodotti enogastronomici e per la singolarità dei suoi borghi.D'altra parte questi luoghi devono il proprio fascino a quel popolo che per primo gettò le fondamenta della società moderna:gli Etruschi,appunto.Le prime testimonianze di una società monumentale si hanno intorno al 750 a.c. con l'evoluzione deelle forme funerarie;dalla semplice incinerazione si passa all'inumazione con la costruzione di camere sepolcrali in cui il defunto può continuare il proprio cammino nell'aldilà.Dai semplici cimiteri dell'età del ferro si passa poi alle tombe imponenti a cumulo o a forma di cupola,come testimoniano le necropoli di Cerveteri e quelle di Vetulonia.Prima del VIII secolo il mondo civilizzato era estremamente circoscritto,mentre la maggior parte delle terre erano ancora abitate da uomini primitivi dediti alla pastorizia.Gli Etruschi dell'Italia centrale contribuirono enormemente alla civilizza

La necropoli etrusca di Norchia

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L'antica Orclae sulla via Clodia sorgeva in una vallata bagnata dai torrenti Pile e Acqualta in uno scenario naturalmente suggestivo che ancor oggi mantiene intatto parte del suo fascino.Il luogo fu abitato fin dall'età del bronzo e costituì nel periodo etrusco un importante centro commerciale sotto l'influenza del potere di Tarquinia.La ricchezza del popolo di Orclae è testimoniato dal fasto delle tombe rupestri che si possono ammirare nella vallata:scolpite nel tufo rosso,con una forma "a dado",presentano lateralmente delle scale per accedere ad una piattaforma dove i sacerdoti compivano i sacrifici in onore degli Dei.Nella facciata sottostante è scolpita la finta porta,che rappresenta il trapasso nell'altro mondo e sotto un portico dove i parenti allestivano il banchetto per mangiare con i propri cari defunti.La bellezza del paesaggio naturale che aveva già incantato archeologi come il Dennis che considerava Norchia il luogo più suggestivo tra le necropoli