Il santuario dedicato a Demetra



Lo scavo archeologico effettuato in località valle delle macchie,Vetralla,Tuscia viterbese  ha permesso di individuare  un santuario etrusco-romano, fino ad oggi del tutto sconosciuto.
La zona di interesse ambientale è immersa in un bosco di cerri e querce che rende il contesto molto suggestivo,come lo era parecchi secoli fa. E' stata utilizzata sempre come cava di peperino, da cui la denominazione di "Pietrara",e sono stati portati alla luce  resti di tagli di cava risalenti ad epoca antica.
E' ancora evidente  l'antico tracciato viario di collegamento verso l'area sacra, si possono vedere  i segni della tipica viabilità etrusca,la tagliata,come quella nella strada comunale, che collega la frazione di Pietrara con il fontanile chiamato "Fontana asciutta". In pratica  l'antica viabilità è stata sempre percorsa fino ai nostri giorni,per raggiungere una fonte acquifera.
 L'acqua ha sempre richiamato nel corso dei secoli la presenza  umana e ha sempre conferito sacralità alle grotte dove essa è presente.Le strette fenditure naturali nella parete rocciosa dove sorge il santuario donano al luogo un fascino particolare, si tratta quindi di un ambiente naturale ricco di suggestioni e quindi  luogo privilegiato di comunicazione con la divinità della terra.
Il complesso santuariale è molto articolato dal punto di vista planimetrico, in quanto consta di vari ambienti in parte all'aperto ed in parte in grotta. Il suo ingresso presentava un muro di età industriale, costruito per l'utilizzo della cavità come ovile, la grotta infatti ha formato un riparo naturale, che è stato utilizzato dall'uomo in varie epoche.
Il fatto più notevole è stato il rinvenimento  di una divinità femminile, la cui statua con gli arredi di culto è stata rinvenuta ancora in situ, in condizioni eccezionali, praticamente con gli stessi requisiti in cui la struttura fu lasciata nell'antichità. La dea è la  Demetra dei Greci,che gli Etruschi chiamavano Vei, e i  Romani  Cerere.La cella con il tetto a doppio spiovente, orientata secondo i punti cardinali, fu realizzata all'esterno della grotta, in un punto molto nascosto tra le pareti rupestri ma visibile esternamente  da una specie di finestra naturale.
La statua di culto di Demetra-Vei-Cerere fu trovata all'interno della cella, appoggiata al centro di un semplice banco di peperino monolitico, su cui è stata trovata anche una testa femminile,identificata  con la figlia di Demetra, cioè  Kore-Persefone dei Greci, chiamata Proserpina dai Romani. 
All'esterno della grotta è visibile  anche  una terrazza di culto da cui si compivano gli atti di libagione verso la cella.Si è inoltre trovato un deposito votivo di propiziazione per la fertilità e per  il risanamento di parti malate, con votivi anatomici e frammenti di forme ceramiche ellenistiche e romane.Il luogo di culto è tutt'ora visitato da pagani,come dimostrano le offerte votive lasciate nei pressi della cella.
Il santuario ebbe almeno tre secoli di vita e fu volutamente abbandonato all'inizio del II secolo d. C. per motivi oggi a noi sconosciuti, ma fu anche sigillato sotto uno strato considerevole ed omogeneo di residui di una cava antica, allo scopo di renderlo inviolabile.La statua di Demetra ritrovata rappresenta una figura femminile di piccole dimensioni con addosso un chitone,una cintura e un mantello che le copre la testa.Nella mano destra tiene una patera umbilicata,nella sinistra un mazzetto di spighe,simbolo di fertilità,richiamo alla fertilità della terra.L'opera è ellenistica e databile alla fine del III secolo a.c. 

Fonte:Soprintendenza Beni culturali Etruria Meridionale
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