La grotta della regina a Tuscania





In questo post il professor Mario Tizi,socio archeotuscia,ci parlerà del mistero di un sito archeologico presso Tuscania.
La Grotta della Regina, nella necropoli della Madonna dell’Olivo ad un chilometro circa da Tuscania la dobbiamo vedere per quella che fu: un luogo di culti misterici, che hanno più di un riscontro archeologico. Infatti siamo in presenza di un lungo e ripido dromos d’ingresso che porta ad una camera centrale la cui volta era originariamente sostenuta da tre pilastri ( oggi ne rimangono solo due ). Da qui si dipartono, disposti su tre livelli, una trentina di cunicoli, uno dei quali funge da uscita. Molti cunicoli, dunque, alcuni inesplorati, tre livelli, due ingressi e oscurità completa, all’interno delle viscere della terra.In realtà gli elementi architettonici per pronunciarsi sulla sua funzione ci sono, eccome! I tre livelli richiamano la tripartizione del cosmo presente nella visione del mondo degli antichi, il labirinto simula le prove in cui è calata l’esistenza umana e l’oscurità totale è la situazione da cui liberarsi per avvicinarsi alla luce divina e accedere ad una rinascita interiore previa purificazione. Il luogo costituiva cioè un percorso iniziatico dove l’adepto attraverso il dromos si immergeva nelle viscere della terra, quasi un ritorno al grembo materno propedeutico ad una nuova nascita, e dopo le prove veniva restituito rigenerato al mondo, a cui ritornava dal secondo ingresso.Se è rgionevolmente agevole comprendere la funzione del monumento, le cose si complicano quando si voglia rispondere a due ineludibili domande: di quale divinità si praticava il culto misterico e in quali secoli? Una datazione molto elastica degli inizi ci potrebbe portare al VII secolo quando le emergenze archeologiche attestano per Tuscania una notevole fioritura. Le cose poi potrebbero aver subito una evoluzione con la romanizzazione della Tuscia ed una inevitabile conclusione con il trionfo del Cristianesimo.Per la divinità che vi veniva venerata non dovremmo allontanarci dal vero indicando Artemide/Diana. Nel Museo del Duomo di Viterbo, proveniente da Tuscania, è esposta una copia romana dell’Artemide di Efeso. Il luogo inoltre è indicato nei documenti altomedioevali come Valle di Diana e Vico Diano.
La Grotta della Regina di Tuscania era dunque un luogo iniziatico, erroneamente scambiato per tomba dai viaggiatori inglesi che nell’Ottocento percorsero la Tuscia attratti dalle vestigia etrusche a piene mani presenti nel nostro territorio.E i riscontri archeologici non sono solo la divinità multimammelle che abbiamo citato o le altre divinità femminili di cui si ha notizia come la statua di donna in trono presente nel Museo Corsini di Firenze o la Venere regalata al papa Pio VII nel XVIII secolo.
Chi ha visitato la recente mostra sugli Etruschi nel Palazzo delle Esposizioni di Roma ( ottobre 2008- gennaio 2009) avrà certamente notato il monumento funerario in terracotta policroma dell’Adone morente di Tuscania e collocato in primo piahttp://www.blogger.com/img/blank.gifno in una delle sale. Ebbene, una tale opera che nemmeno Tarquinia può vantare, a noi contemporanei non parla solo dell’abilità dell’artista etrusco, ma soprattutto ci comunica che a Tuscania erano radicati i riti misterici connessi con il culto di Adone, attestato per il V secolo a.C. nell’Adonion del santuario emporico di Gravisca.
L'articolo è del professor Mario Tizi,chi volesse leggerlo nella sua interezza può contattarci via email
Le foto sono state tratte da Google
Mirabiliatour organizza itinerari guidati nell'Italia sconosciuta
Lazio sconosciuto organizza itinerari guidati nel Lazio

Post popolari in questo blog

Le carote di Viterbo

Velia,la fanciulla velca

Il Pan Giallo viterbese